25/04/16

De oratore I- Metonimia e Sineddoche

Il beneficio della scelta è sempre gradito. Le alternative sono l'anima di ogni decisione, permettono di eludere la tetra strada della necessità. Lo stesso concetto può dunque essere espresso in un'infinità di modi differenti: la sostanza resta invariata, contrariamente alla forma. Un concetto non originale può essere impreziosito e nobilitato dall'uso critico e ragionato della parola, all'occorrenza la migliore fra le amiche. Innegabile che qualsiasi idea, senza un adeguato "vestito", sia inevitabilmente distante dalla piena espressione di sé. Ben consci ne erano i poeti e i prosatori più esperti ed illustri, che non potevano prescindere dal vitale connubio sostanza-forma.
Conoscere approfonditamente gli espedienti retorici, prezioso retaggio della civiltà classica, assume in quest'ottica una dimensione diversa e si propone prepotentemente come indispensabile mezzo per esprimere dignitosamente pensieri ed opinioni.


Figura retorica madre è la metonìmia o, con pronuncia alla greca, metonimìa. Dall'analisi dell'etimologia del termine si può ricavare una definizione esaustiva e soddisfacente: la metonimia, da μετα "invece" e  ὄνομα "nome", consiste semplicemente nello scambio di due nomi. Si tratta dell'impiego di un vocabolo che assume il significato di un termine con il quale intrattiene uno specifico rapporto di contiguità. Il trasferimento di significato può dunque interessare:

- l'astratto per il concreto e viceversa (Es. "Gioventù" al posto di "Giovani")

- l'autore per l'opera (Es. "Leggere Virgilio" al posto di "Leggere l'Eneide")

- il materiale per l'oggetto (Es. "Legno" al posto di "Nave" oppure "Ferro" al posto di "Armi")

- la causa per l'effetto (Es. "Sentire il telefono" al posto di "Sentire lo squillo")

- il contenente per il contenuto (Es."Bere un bicchiere" al posto di "Bere dell'acqua")

- nome di divinità per una sua prerogativa peculiare (Es. "Marte" al posto di "Guerra" oppure "Venere" al posto di "Amore")

La metonimia è espediente comunissimo in poesia, dove il suo utilizzo spesso è legato a necessità di tipo metrico-stilistico, ma non disdegna applicazioni in espressioni idiomatiche molto diffuse. Spesso si ricorre a questi artifici in maniera del tutto casuale e inconsapevole, tuttavia senza cognizione di causa  perdono il loro significato più profondo: avere a disposizione valide alternative di espressione senza la piena consapevolezza del vantaggio che se ne può ricavare non è infatti sufficiente.


Con sineddoche (dal greco συνεκδοχή ossia "ricevere assieme") si definisce un tipo speciale di metonimia nella quale il rapporto tra i due termini è di natura eminentemente quantitativa. Si parla di sineddoche qualora il trasferimento di significato riguardi:

- la parte per il tutto e viceversa (Es. "Vele" al posto di "Navi")

- il singolare per il plurale e viceversa (Es. "Il Romano" al posto di "I Romani")

- il genere per la specie (Es."Il volatile" per "Il falco").